Il Moro ha le stimmate del buon ristorante, punto di riferimento della vita cittadina: in posizione centrale, ma leggermente defilata. I fratelli Butticè sono i padroni di casa.
Quella del Moro è una sala elegante dove i tavoli ci sono ma non si sentono e anche le luci sono regolabili assicurando la discrezione, il servizio è curato (un plauso all’accoglienza di Antonella), ed il cibo ben curato dai titolari, i fratelli Salvatore e Vincenzo Butticè, originari di Agrigento, ma da tanti anni qui al nord. Ed infatti intorno a noi la sala è piena di bella gente, l’operosa borghesia brianzola che qui trova un menù ben rispondente alle sue esigenze.
La cucina dei fratelli Butticè
Infatti, la carta è ben equilibrata, c’è un po’ di tutto in un sapiente mix: verdure carne e pesce con quest’ultimo in prevalenza; un po’ di Sicilia, ma anche tanta Brianza e buoni prodotti locali selezionati con attenzione soprattutto dalla passione di Vincenzo per scoprire i piccoli artigiani del territorio. La cucina interpreta con rispetto della tradizione e soprattutto della classicità. Non ci sono passi azzardati, ma nemmeno passive ed anonime riletture di ricette tradizionali.
Il risultato è positivo e invita al ritorno, soprattutto nella prima parte della nostra cena con una serie di amouse bouche che avrebbero fatto bella figura anche in un ristorante pluristellato, un buon servizio del pane, e due invitanti antipasti: meglio la variazione di polpetti che il cannolo di gamberi alla siciliana. Come primo piatto ci sono piaciuti i paccheri al pistacchio, decisamente barocchi ma anche notevoli nel gusto. Meno convincente il risotto. Poi un inconsueto biancocostato e due dessert che forse rappresentano l’area più debole della cena.