Dicembre 8, 2024
BEREVINO

LA VALLE D’AOSTA DEI VINI È TUTTA DA SCOPRIRE: A TU PER TU CON GROSJEAN

Quella di Grosjean è una storia di famiglia, una storia di territorio e una storia di resistenza: perché per fare bene bisogna scommettere generazione dopo generazione.

Cime innevate, chilometri di piste da sci, rinomate località sciistiche, trekking su panoramici sentieri in estate, pascoli, fontina, ostriche anche quando si mangia in quota, moda.

Eppure, c’è dell’altro. Siamo in Val d’Aosta, piccola regione incastrata ad Ovest dello Stivale, del cui vino si parla e si scrive ancora troppo poco. Ed eccoci qui. Perché in una regione con certe peculiarità socioculturali, linguistiche e politiche, che ci viene in mente perlopiù per il turismo invernale, ci sono storie sincere, di persone che questa regione la vivono, la abitano e se ne preoccupano, che da raccontare sono belle. Come quella della famiglia Grosjean, che nel 1968 ha creduto ed avviato un progetto dedicato alla produzione di vino, per la precisione a Quart, a partire dalla cascina Creton, dove tutt’oggi si trova la sede dell’azienda, cresciuta ed arrivata alla terza generazione, con Hervé, Simon, Marco e Didier

FARE VINO IN VALLE D’AOSTA

Un territorio votato alla viticoltura e poi andato spegnendosi, risollevatosi negli anni ’70 grazie alla creazione delle cooperative, della prima DOC Donnas, al lavoro incessante di alcuni produttori, e anche ai ristoratori che hanno creduto in questa scommessa.

È proprio Hervé a raccontarci questa storia, uno dei giovani cugini, enologo, custode della cantina di famiglia. Quello che traspare dal suo tornare con la memoria indietro nel tempo, pensando ai traguardi raggiunti adesso, è pura passione, amore per il proprio mestiere, per la propria famiglia e per il proprio territorio. Ci ha raccontato i vini che hanno accompagnato un pranzo preparato con cura da Giuseppe Postorino, Head Chef del ristorante 1 stella Michelin L’Alchimia di Milano.

Tutti vini biologici, in un territorio votato alla viticoltura eroica, dove i cambiamenti climatici in atto stanno davvero ridefinendo il prodotto finale e il lavoro che si fa sia in vigna sia in cantina, un lavoro che non sarebbe possibile senza le nuove tecnologie ma che permette di far raggiungere alle uve una maturazione ottimale. Pochi i trattamenti in vigna, introdotto l’utilizzo del fotovoltaico, uso di carta riciclata e cartone parzialmente riciclato. Ma tra le opere attuate c’è stata anche la creazione di un bacino artificiale di raccolta delle acque di scolo delle montagne, necessario per le irrigazioni di soccorso che si possono rendere indispensabili nei mesi di luglio e agosto.

LA DEGUSTAZIONE

Da una decina di anni, tra le referenze Grosjean anche un fresco e leggero Metodo Classico da Pinot Nero e Chardonnay, rosè extra brut con un nome omaggio alla montagna che li circonda: Montmary. Di pronta beva, versatile, dinamico. Perfetto per l’aperitivo.

Abbiamo iniziato la degustazione con un carpaccio di scampi con dripping di zafferano, burrata e pomodoro, abbinato ad un calice di un’altra DOC valdostana, la Petite Arvine, nello specifico la 2022 “Vigne Rovettaz”. La Petite Arvine è la principale bacca bianca del territorio, non autoctona, ma in questo caso il cru è da vigne di più di 40 anni, e lo spessore del vino si sente tutto. Morbido, complesso, pieno, con un pesce è perfetto ma terrebbe bene anche un formaggio cremoso. Sicuramente incisiva è la vendemmia tardiva, che si effettua all’incirca a metà ottobre.

Poi uno Chardonnay 2022 “Le Vin de Michel”, in abbinamento ad un risotto mantecato alla milanese con fonduta di fontina e crumble di lardo d’Arnad. Si sente la barrique, anche qui naso e bocca molto pieni e profumati, burrosi, caldi e al contempo netta è anche la punta vegetale, che regala un tocco di freschezza che lo rende piacevole e mai di troppo.

Con il coniglio alla Wellington su patate al genepy e uova di trota di Lillaz passiamo poi alla produzione di rossi, che è anche l’espressione vera del territorio di Grosjean, visto che la produzione aziendale si attesta per un 75% sui rossi. Beviamo un Pinot Noir Tzeriat 2021 in cui si stente il terreno ciottoloso/sabbioso, bacche vendemmiate a metà settembre, che prendono molto sole e vento. Fresco ed elegante, speziato, pungente, dritto, dal potenziale esprimibile ancora per molti anni.

LA DOC DONNAS 2021

Se è vero che con la forza dell’ultima generazione la produzione aziendale è raddoppiata, è vero anche che non ci si può mai fermare. Ed ecco che ci è stata presentata una nuova referenza: la Donnas 201 “Le Roncdevaccaz”, prima produzione e prima annata per Grosjean, assaggiata in anteprima. Terrazzamenti a 15 mt., pergole alte, 100% Picotendro, un biotipo del Nebbiolo, è un vino nato per pura passione da terreni della Bassa Valle. Viti secolari, 15/18 mesi in un unico tonneau, è un Nebbiolo di montagna che un enologo come Hervé definisce “un progetto in cui mi sono divertito parecchio, il Nebbiolo per me è la mia terra”. Setoso al naso e ancora un po’ pungente in bocca, ha sicuramente molto da dare con qualche anno di bottiglia in più.