70 anni di Michelin a significare una ricorrenza importante che ha inciso sulla evoluzione della Ristorazione italiana. Una crescita continua che sembra essersi fermata, almeno secondo la Michelin.
Le cancellazioni sono superiori alle novità, c’è un tre stelle in più, ma il resto sembra piuttosto congelato. In particolare, nelle grandi città. La scelta di premiare tanti giovani ci appartiene, come quella di Matteo Vergine anche miglior giovane chef dell’anno, ex EmergenteChef due anni fa (e salutiamo con piacere gli altri nuovi stellati che ex Emergente da Gallo a Leali, da Abbruzzino a Manicone). Pensiamo comunque che l’età non debba essere fattore discriminante quando si è bravi, come ad esempio Giancarlo Perbellini giustamente premiato con tre stelle a consacrare una lunga carriera.
Ci dispiace per Marco Sacco che ne ha perse due, per Ernesto Iaccarino al quale tutti prevedevano la riconferma delle due stelle dopo il grande investimento fatto nello storico ristorante, oggi ancora più bello e sostenibile di prima.
In generale quello che non ci torna nella guida Michelin non è tanto il giudizio sui meriti dei singoli (per i quali ognuno ha le sue classifiche, ma in larga parte condividiamo quelle fatte), quante sul numero totale delle due stelle. Sono da anni troppo poche. Anche quest’anno la piramide logica dei numeri avrebbe suggerito tra 1 tre stelle e 33 nuovi stellati un numero di 6 o 7 due stelle. Invece solo 2 (a due bravissimi chef come Temperini e Galtarossa). La lista delle due stelle che mancano si allunga di anno in anno.
Si può discutere dei nomi, ma non del totale. Chef come Baronetto, Cracco, Gilmozzi, i fratelli Serva, Griffa, Camanini, Caceres, Antonini, Berton, e tanti tanti altri ancora stanno ad aspettare, alcuni da molti anni.