Aprile 21, 2025
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NAKAI: L’ESPLORAZIONE DI NUOVI ORIZZONTI

Ciò che la maggior parte delle persone è abituata a pensare della cucina giapponese è inesatto. Non si dovrebbe limitare tutto alla famosa coppia “sushi e ramen”, e Nakai è indiscutibilmente un esempio ineccepibile.
 
Un piccolo angolo di Giappone nel cuore della Città Eterna, dalla calda atmosfera, che da quasi la sensazione di aver fatto un viaggio transoceanico, eppure siamo a due passi da Piazza San Pietro.
Lo chef a cui il ristorante deve il proprio nome, Koji Nakai, originario di Kōbe, ha uno smisurato amore per le sue radici ma anche per il paese che lo ha accolto così affettuosamente. Il tutto, lo si percepisce attraverso la sua cucina: una proposta che unisce le due culture culinarie, senza ricadere per forza nel diktat di cucina “fusion”.  Uno chef che non rimane nei propri confini, ma che spazia, rompendo le barriere e andando a stravolgere tutto ciò che siamo avvezzi a mangiare. Una dicotomia di due eredità gastronomiche che non si escludono a vicenda, ma riescono ad essere sorprendentemente complementari.

Mentre viene servita la prima portata, lo chef Nakai si racconta così: “in questo locale volevo realizzare un concetto di cucina armoniosa. Sono nato in Giappone ma ho vissuto metà della mia vita in Italia, soprattutto a Roma, e quando sono arrivato qui, ho scoperto sapori che sono poi rimasti nel mio cuore.

Il mio obiettivo era ottenere una cucina di due culture che si mescolano tra loro in modo armonioso”. Una takoyaki, polpetta di ragù di polpo cotto con il vino rosso e crema di latte di cocco che lo chef descrive come un piatto della sua infanzia, un tipico street food giapponese, a cui fa da contrasto il sapore “poco tradizionale”.

Si prosegue poi con tre spiedini: il primo semplicemente di coscia di pollo, il secondo con uova di quaglia avvolta nel bacon e il terzo con pollo e porro. Lo chef Nakai spiega che ciò che differenzia gli spiedini tipici giapponesi avvicinandoli alla cultura italiana è il metodo di cottura; una carne prima cotta a bassa temperatura e poi messa sulla brace. La carne è tenera al morso e saporita al palato.

Come terzo piatto, viene servito ciò che probabilmente esprime al meglio la filosofia di Nakai, la “carbonara giapponese”: uno spaghetto con crema di uova di merluzzo, guanciale croccante e pepe. Lo chef riconosce di avere una passione sfrenata per la carbonara romana, e ha voluto portare essenzialmente un punto di vista diverso, un punto di vista “giapponese”. Piatto delicato ed equilibrato.

Ai puristi romani, a questo punto, forse faranno male gli occhi: dal nostro canto, possiamo dire che Nakai, sicuramente, non è un posto adatto a chi ha un pensiero limitato.

La quarta portata è un invece tutta dedicata al Giappone: merluzzo bagnato al miso e yuzu (un agrume asiatico che viene considerato un ibrido tra un mandarino e un limone), cotto al forno con la foglia di Magnolia, che dà al pesce un sentore di affumicato.

Lo chef serve il quinto piatto, che orgogliosamente riconosciamo al volo, il Katso Curry. Koji spiega le origini di questa portata “Kōbe è multiculturale: quasi non sembra di stare in Giappone, ma in un paese “a sé”. Tra le tante culture che popolano la città, ci sono moltissime persone indiane: camminando per le strade, si sentono i profumi delle spezie e questo rimane uno dei più forti ricordi della mia infanzia. Da piccolo quindi mangiavo molto curry e per me era importante portare questo piatto nel mio ristorante”. Una cotoletta quindi fritta nel panko, accompagnata da riso basmati e immersa in una salsa al curry dal profumo inebriante.

Il nostro viaggio si conclude con un tortino al cioccolato e pistacchio, servito con gelato a the matcha e frutti di bosco freschi.
La nostra unica critica va al dolce; per quanto buono, ci aspettavamo qualcosa che continuasse a raccontare la filosofia dello chef senza ricadere nel tortino dal cuore morbido, ormai, purtroppo, poco originale.

Un’esperienza, comunque, entusiasmante fatta di un sapiente miscuglio tra tipicità ed esplorazione di nuovi orizzonti. Alla fine della cena potrete quasi giurare di aver fatto una toccata e fuga nella vita di Koji, alla scoperta dei sapori e dei profumi dei suoi ricordi, tra Italia e Giappone.