La chef Nicoletta Franceschini , ex allieva di Niko Romito, da Silene combina con ambizione un pensiero green ad una cucina senza fronzoli ricca di sapori.
C’è una chiara distonia tra l’immagine e la sostanza. Il nome, ispirato ad un’erba molto usata ed apprezzata per le sue doti in medicina, si utilizza in cucina cotta e cruda ed apporta alle ricette una nota fresca e vivace (le foglie sono meglio conosciuto con il nome di stridoli). Nome che invita quindi alle erbe spontanee ed alla natura, ed in effetti entrando nella piccola sala, con decori floreali e sfumature in verde pallido l’effetto green è amplificato.

Lo chef Nicoletta Franceschini
Compare la chef patronne, minuta esile e graziosa e a maggior ragione ti aspetteresti una cucina lieve, che sa di fiori, profumata e delicata. Sorprende quindi quello che arriva sul piatto, una specie di cuccagna che non ti aspetti, con ricette dai tanti sapori, ingredienti, generose nel gusto, ma anche nelle calorie e nella quantità. Superata la sorpresa da una parte si apprezza il tentativo di costruire delle ricette ambiziose, dove i vari elementi (dal sapido all’acido, dal fumo al dolce) sono spesso tutti presenti contemporaneamente per cercare di costruire una complessità gastronomica che renda la ricetta memorabile, dall’altra spesso si va oltre misura e ci vorrebbe maggior buon senso intervenendo e limando sovrastrutture superflue. Però la stoffa c’è e sarà interessante vederne l’evoluzione.

Il piatto migliore? Un ottimo baccalà sorprendentemente poco sapido. Da apprezzare anche la piccola, ma curata carta dei vini soprattutto del territorio, ed il servizio giovane e spontaneo della chef e dei suoi collaboratori. Prezzo competitivo per qualità degli ingredienti, generosità delle porzioni, presenza di tanti dettagli (pane, stuzzichiini ecc..)