Nosh è un indirizzo che punta lontano e che fa sentire come a casa, ma con una cucina attenta e rigorosa.
Dal centro di Milano Treviglio è ad un’oretta, e perché non uscire dai soliti itinerari, soprattutto quando ci sembra di aver già provato tutto?
Secondo noi, Nosh è un indirizzo da tenere d’occhio, un’insegna attiva da anni ma rilevata dopo il Covid dai fratelli Stefano e Luca Rivoltella, giovani titolari che si occupano rispettivamente di sala e cucina. Il primo, classe 1987, dopo la laurea in giurisprudenza si trasferisce a Toronto per un master in management, entrando nel settore della ristorazione e lavorando fino a diventare assistente del direttore in ristoranti di alto profilo come Noce e Aria.
Luca, nato nel 1992, ottiene il diploma di alta cucina internazionale presso ALMA, svolge uno stage al San Domenico di Imola (2 stelle Michelin) e lavora per oltre due anni al ristorante Era Ora di Copenaghen (1 stella Michelin).
Ed eccoli oggi nel loro Nosh, un indirizzo fresco, dove poter ritrovare quei sapori cari alle papille gustative di noi italiani, ma con quella verve di chi vuole fare le cose bene e punta lontano. Una cucina pulita e senza sbavature, creativa al punto giusto, senza eccessi, che piace a tutti ed è perfetta per un pranzo informale, per un’occasione importante o per stupire ad un primo appuntamento.
Il locale
Il locale è in sé il primo bel biglietto da visita, una ex autorimessa tirata a lucido in stile moderno e industrial, dai toni scuri, tovagliato classico, bancone scenico e punti luce diretti sul tavolo, che creano intimità e concentrano l’attenzione sui piatti.
Un locale che regala quella rara possibilità di lasciarsi alle spalle ciò che si trova fuori dalla porta d’ingresso, e dona ai commensali una nuova prospettiva ed una nuova realtà, che svincola e permette di concentrarsi sulla piacevolezza della serata che li aspetta.
La cucina di Luca Rivoltella
La cucina è di impronta classica, con proposte di mare e di terra tra tradizione e innovazione. Per chi non perde mai l’occasione per assaggiare un crudo, ecco la tartare di tonno “Yellow Fin” con mango, melograno e granella di pane aromatizzato al lime o un antipasto che guarda in Spagna, al “pulpo a la galega”, che da Nosh viene però proposto con una spuma di manioca al posto delle tradizionali patate, paprika dolce e miele al peperoncino, insieme ad agretti fritti.
Per quanto riguarda i primi abbiamo provato il signature dish, rappresentato da una calamarata al peperone giallo, pomodoro vesuviano, gamberi rossi di Mazara del Vallo. Un piatto che non si capisce fino in fondo finché non si fa la scarpetta, e non ce ne voglia quello che suggerisce l’etichetta.
Per finire, una interessante e molto ben riuscita bouillabaisse di pescato e conchigliacei, dove la qualità del pesce e la tecnica dietro alla preparazione del fondo hanno fatto davvero la differenza.
Interessante e ben fornita anche la carta vini, che inizia con l’immancabile parte dedicata agli Champagne e prosegue raccontando territori e piccoli produttori, in un viaggio che non vuole, volutamente, toccare le cantine più blasonate e permette di scoprire vini ancor più intriganti, quasi 400 referenze.
Da riprovare.