Prima cosa non sbagliarsi con l’osteria di fronte (nella canonica) mentre il ristorante è sulla sinistra. Alla guida due giovani, Saimir Xhachaj già conosciuto al poco distante Hotel Vittoria quando c’era il bravo Carmine Calò e Luca Peretti, poco più che trentenni, ambiziosi (giustamente) e determinati. Hanno aperto nel periodo peggiore, quello del pieno covid, e quindi solo ora possono far sul serio con giusta continuità. Una sola saletta di pochi coperti ci accoglie e la cucina è completamente a vista sull’altro lato. La brigata è numerosa, ed in effetti ci vuole parecchia manualità per preparare il non semplice percorso ideato da Saimir, al quale non fa difetto la creatività, dimostra una buona base tecnica e ha tanta voglia di fare. C’è tanta attenzione al dettaglio, pensiamo alle finezze degli stuzzichini iniziali e alla pasticceria finale, alla raffinata lisca di sgombro, poi si perde qualche colpo nei piatti di sostanza: un pò banale lo spaghettone, un pò salata la capesanta, ed il gusto “dolce” è fin troppo in evidenza lungo il menù . Il piatto migliore? a parte i dettagli, pensiamo al risotto, un pò impegnativo ma sicuramente goloso e ben contrastato con l’nduja piccante. Una lode speciale va anche al servizio di Luca Peretti che ci propone una carta dei vini inusuale e contemporanea che è una gioia sfogliare, e si dimostra competente anche nell’abbinamento analcolico. Da citare accanto a Saimir Vincenzo Petrucci sous chef, Sergio Valmarin e Michele Sartori capipartita, e Tommaso Timpano in pasticceria.
Luigi Cremona
Ingegnere con due grandi passioni: i viaggi e la gastronomia. La prima lo ha fatto andare in giro per il mondo, dall’ Alaska alla Corea, dalla Terra del Fuoco al deserto del Kalahari, dall’Himalaia a Capo Nord alla ricerca dell’ umanità nei suoi vari aspetti e forme.