Bisogna dare atto a Mario Sansone di un impegno costante per offrire una cucina non banale che abbia senso ed identità. Fin dal primo Marzapane a questo secondo come location, ma terzo per cambio di brigata, il risultato alla fine risulta convincente.
La cornice è poi fresca e gradevole, non ingessata ed infatti l’età media è giovane, non solo della brigata ma anche degli avventori. Il locale è piccolo, ma differenziato in verticale: cucina e banco lungo la cucina dove viene proposto il menù libero secondo acquisti del giorno, al piano di sopra la saletta con i tavoli, e sopra ancora una terrazza estiva.

La cucina di Antonio Altamura
Cambiano i cuochi, ma gli stimoli vengono dal titolare, che viaggia, tiene rapporti con il mondo gastronomico e sogna di fare del suo marzapane un bistrot di largo e lungo respiro. E ci pare proprio che ci riesca. In cucina c’è Antonio Altamura contornato da validi collaboratori che si muovono precisi e veloci sotto ai nostri occhi (siamo seduti al bancone con contatto ravvicinato):
I piatti si susseguono veloci, mai banali, mai troppo azzardati (qualche nota graffiante sarebbe auspicabile), si cerca il rispetto dell’ingrediente di riferimento, si varia la tavolozza dei sapori passando dal fritto al crudo, dalla griglia al vapore e nel gusto dall’acidità fresca dei frutti di mare alla morbidezza della coppa di testa, dalla freschezza dei fagiolini al barocchismo della salsa albufera. Insomma non ci si annoia. I piatti più riusciti ci sembrano quelli dove il vegetale è protagonista (pensiamo ai fagiolini e al gratin di cipollotti), la parte più debole è quella finale con dei dessert poco incisivi.
Completa una carta di vini aperta a tanti piccoli produttori come oggi è la tendenza, e un servizio spigliato che vede al primo piano anche una donna, in uno scenario complessivo un po’ troppo maschile.