Pochi ormai, ahimè, si ricordano del Trigabolo, il ristorante che ha probabilmente segnato la nascita della cucina creativa italiana. Nato dall’audacia di Giacinto Rossetti, un panettiere filosofo che amava il buon vino e la caccia, nel posto più improbabile d’Italia: Argenta, dove il nulla confina con il nulla. Eppure a volte il nulla nasconde il genio. Giacinto riesce a coinvolgere nel suo progetto due giovanissimi ragazzi alle prime armi di cucina: Igles Corelli e Bruno Barbieri. E’ ormai pronto ad aprire, ma si accorgono che manca qualcosa, o meglio qualcuno: A Igles e a Bruno non piace fare i dolci. Occorre un pasticciere, non si trova, e allora chiedono all’ultimo arrivato, un quindicenne di nome Mauro Gualandi che doveva genericamente dare una mano, se se la sentiva di prendersi questa responsabilità. Mauro accetta, il Trigabolo si apre, inizia l’avventura breve di un grande ristorante, inizia anche la carriera di un grande professionista, l’unico del gruppo (al quale dovremmo aggiungere tanti altri ragazzi poi diventati famosi chef e ristoratori come i fratelli Leone, ed altri ancora) che è rimasto ad Argenta. E di passaggio andando verso il Sigep passiamo a salutarlo, non lo vedevamo da tantissimi anni, ma chi è stato al Trigabolo rimane legato per la vita. Grazie Mauro di quel lungo abbraccio che mi ha riportato indietro di 30 e più anni e dei tanti ricordi che ritornano alla mente.
Luigi Cremona
Ingegnere con due grandi passioni: i viaggi e la gastronomia. La prima lo ha fatto andare in giro per il mondo, dall’ Alaska alla Corea, dalla Terra del Fuoco al deserto del Kalahari, dall’Himalaia a Capo Nord alla ricerca dell’ umanità nei suoi vari aspetti e forme.