Un nuovo ristorante in tutti i sensi, sia perchè ha aperto da poco, sia per come si presenta al pubblico. Un locale stile moderno, piacevole dentro e fuori, anche se i coperti sono veramente strettini come se il covid non sia mai passato a trovarci. Il menù è un elenco di piatti da ordinare nel numero che si vuole, cosa che ci sembra in linea con i tempi. I prezzi non sono lievi, ma la cucina li merita tutti. Basta il pane acquistato da Retrobottega con il burro fermentato ad aprirci il cuore (e lo stomaco), poi gli assaggi percorrono l’Europa. Secondo lo chef, Fabrizio, con il quale abbiamo poi a lungo parlato, l’ispirazione è in parte nordica (grazie alle sue esperienze in UK e Danimarca) in parte prende spunti dalle Regioni d’Italia (Fabrizio è nato in Abruzzo, ma poi ha girato anche da noi e la famiglia è friulana). Come dire che non ci si annoia, arriva di tutto (con grande rilievo anche per il vegetale, nota di merito), salvo i dessert, che chissà perchè non ci sono stati proposti. E sono soluzioni interessanti, piene di spunti e soluzioni valide, che viaggiano tra il dolce (forse un pò troppo) e l’amaro con mano sicura e sapori in equilibrio tra di loro. Unico appunto l’abbondanza delle salse, alcune per altro di forte valenza, che tendono a diventare elemento primario mentre sarebbe bene rimanessero sullo sfondo. Ma, ripetiamo, la cucina di Fabrizio ci è proprio piaciuta, e sono tanti i piatti degni della citazione: dallo sgombro ai gamberetti iniziali, poi la coda di rospo e il calamaro uno più buono dell’altra e sono due materie prime non facili da manipolare. Meno, molto meno, ci ha coinvolto la sala, e questo ci e sembrato un vero peccato.
Luigi Cremona
Ingegnere con due grandi passioni: i viaggi e la gastronomia. La prima lo ha fatto andare in giro per il mondo, dall’ Alaska alla Corea, dalla Terra del Fuoco al deserto del Kalahari, dall’Himalaia a Capo Nord alla ricerca dell’ umanità nei suoi vari aspetti e forme.