Davide Bisetto l’avevamo conosciuto all’Oro dell’Hotel Cipriani e Tim Ricci anni prima quando lavorava al Sud di Potenza con il mitico e compianto Frank Rizzuti.
Inutile dire che sono due esperti sopraffini del settore e insieme si sono lanciati in una nuova e ambiziosa avventura, in collaborazione con l’imprenditore di origini cinesi, Paolo Liu: il Moro a Palazzo Franchetti.
Palazzo che non passa inosservato visto che sorge ai piedi del Ponte dell’Accademia, come dire un passaggio obbligato per numerosi turisti e (sempre meno) residenti.
Come se non bastasse, è circondato dal verde e da splendidi giardini con alberi ad alto fusto affacciati su uno degli scorci più suggestivi di Venezia. Allo stesso modo anche il ristorante che sfrutta la grande sala prospiciente il Canal Grande.
All’interno, soffitti altissimi dell’ex loggiato del palazzo, una grande cucina a vista e un bel bancone per il bere miscelato. Qui Davide Bisetto e Tim Ricci propongono un’interessante linea di piatti che prendono ispirazione dalla tradizione veneziana. Il loro progetto si completa con il Caffè, aperto ogni giorno dal mattino, fino a tarda serata, come dicevamo, nella bella e imponente Loggia che si incunea verso il magnifico Campo di Santo Stefano.
Il Moro Restaurant, invece, accoglie gli ospiti tutti i giorni sia a pranzo che a cena, con una proposta che coniuga tecnica, raffinatezza e rispetto per il territorio.

Il Brunch del Moro: la nostra esperienza
Il nostro brunch si è rivelato estremamente interessante con una serie di assaggi curati affidati al giovanissimo Riccardo Vettor, sous-chef che parteciperà a breve al Premio Emergente, dove spicca la qualità dei lievitati fatti in casa e non solo. Il baccalà mantecato servito con sfoglie di pane scuro croccante è una delizia, come le evanescenti chiacchiere fritte salate. Ottimo anche il classico uovo alla Benedict e l’originale mozzarella in carrozza fatta con il gorgonzola dolce. Abbiamo concluso con le crepes (un po’ troppo dolci) e un ricco gelato alla mandorla, e un’impeccabile pera cotta con il suo zabaione.
Servizio curato, prezzi non lievi, ma assolutamente proporzionati alla classe del contesto.



L’offerta gastronomica
La cucina de Il Moro ha ampliato la propria offerta gastronomica, introducendo una carta volutamente limitata che, pur mantenendo un forte legame con la tradizione veneziana, propone piatti a base di carne e pesce ispirati alla cultura culinaria nazionale delle diverse latitudini.
Ogni proposta è realizzata con attenzione, eleganza e rispetto per le materie prime.
Tra le portate più rappresentative spiccano gli Gnocchi affumicati al burro di basilico con scampi, Raviolini all’Ossobuco, Ubriaco e balsamico e i Carciofini dorai. Mentre tra i grandi classici, piatti a base di pesce come il Branzino alla “Buranella” e il Rombo in rombiera, che esprimono al meglio l’equilibrio tra tradizione e creatività.


Dolce e Salato al Moro: unione dei due mondi
La sezione dedicata alla pasticceria è affidata al rinomato pastry chef Tim Ricci. Classe 1974, Ricci ha inizialmente intrapreso gli studi in business economy ma fin da giovane ha coltivato una profonda passione per la pasticceria, da lui considerata una scienza ancor prima che un’arte. Nel corso della sua carriera ha avuto modo di confrontarsi con grandi nomi del settore, tra cui Cédric Grolet e Johan Martin.
Determinante è stato l’incontro con Davide Bisetto, Executive Chef de Il Moro Venice Restaurant: primo italiano ad aver conquistato due stelle Michelin in Francia, Bisetto vanta esperienze di alto profilo presso il Four Seasons di Milano, Il Carpaccio e in Corsica, dove ha ottenuto un’ulteriore stella Michelin.
Entrambi, affascinati dall’atmosfera magica di Palazzo Franchetti (vedi la sua storia nella finestra a firma di Lorenza Vitali) e dal panorama mozzafiato, hanno deciso di dar vita a un progetto che non fosse un semplice luogo in cui fondere il fine dining con l’alta pasticceria francese, bensì un ambiente capace di esprimere la loro filosofia, profondamente radicata nella genuinità e nella condivisione.

Il Moro Venice è, dunque, molti di più di un ristorante: è un’esperienza gastronomica completa, pensata per accompagnare ogni momento della giornata con stile. Dalla colazione al cocktail serale, ogni momento è pensato per accogliere l’ospite in un’atmosfera sospesa tra storie e contemporaneità. Un luogo dove la competenza di Davide Bisetto e Tim Ricci si traduce in una cucina che sa emozionare, raccontare e innovare, restando fedele all’identità veneziana, dentro una cornice che più veneziana di così non si può.

Note di Lorenza Vitali

STORIA DI PALAZZO FRANCHETTI
Palazzo Franchetti è stato vissuto e posseduto da diversi rami della stessa famiglia e altre, a partire i Marcello San Vidal che, dai primi del 1500, lo possiede sul Canal Grande.
I primi tre secoli sono caratterizzati dalla presenza dei Marcello, i Gussoni e i Cavalli, i quali, pur mantenendo la facciata gotica, ordinano diverse trasformazioni come il conte Alessandro Pepoli, che nel piano nobile fece allestire un teatro ad uso interno dove si dice che si sia esibito anche il piccolo Mozart durante del suo viaggio a Venezia.
Senza ombra di dubbio, nel teatro sono state eseguite, tra il 1793 e il 1795, opere di Francesco Gardi, uno dei compositori di maggior fama nella vita musicale veneziana della fine del Settecento.
L'arciduca Federico d'Austria nei primi anni dell'800 ricompatta le particelle dell'immobile e avvia numerosi lavori di ristrutturazione che dovevano condurre il palazzo a quella idea di modernità che ne caratterizza tutt'oggi un unicum.
Segue il duca di Bordeaux e conte di Chambord, Enrico V per la Francia legittimista. Questo capitolo "francese" dell'edificio porterà l'architetto Giambattista Meduna ad uniformare i corpi di fabbrica sino a quel momento disomogenei e realizzerà il nuovo giardino sul Canal Grande.
Venezia viene annessa al Regno d'Italia nel 1866 e automaticamente si conclude il periodo "conte di Chambord' e prenderà piede un nuovo genere di nobiltà: nel 1878 il barone Raimondo Franchetti acquisisce il palazzo e chiama l'architetto Camillo Boito che vira verso lo stile “gotico lagunare" nelle facciate e nell'ala nuova mentre il raffinato arredo è affidato al decoratore Carlo Matscheg. Culmine, e capolavoro, delle innovazioni di Boito è la grande scala con dettagli medievali e colorati dettagli marmorei di pregio, decorazioni già "Liberty".
Negli anni 20 del '900 Sarah Luisa de Rothschild Franchetti cede, Palazzo Franchetti all'Istituto Federale di Credito per il Risorgimento delle Venezie e nel 1999 passa da questo a Venezia Iniziative Culturali srl, società di cui l'Istituto Veneto è unico socio, che in meno di un decennio ne ha fatto un centro di vita culturale tra i più attivi e più prestigiosi di Venezia.
Piccolo gossip
qualche tempo fa avrete letto della scomparsa di una certa nobildonna eccentrica dal nome esotico: Afdera Franchetti Fonda che sposò il noto attore statunitense Henry Fonda come quarta moglie nel 1957, li presentò Audrey Hepburn in Italia, mentre il leggendario attore girava a Cinecittà "Guerra e pace".
