Dispiace quasi parlarne perché questo locale sembrerebbe quasi nato per rimanere segreto. Una specie di meta da raggiungere solo con il passaparola, un indirizzo speakeasy più che un ristorante quale appunto è San Pietro a Pettine.
Nessuna indicazione, salvo proprio alla fine dopo un paio di stradine di campagna, La prima cosa che appare nel buio è una splendida chiesetta del quinto secolo, splendidamente restaurata, che invita alla meditazione. Poi dietro, immerso negli ulivi e tartufaie, il ristorante: tutto vetro e pietra, arredi firmati, lampade d’autore, tavole eleganti e ben distanziate.
È il regno della famiglia Caporicci, quattro generazioni dedite agli alimenti di qualità che ha trovato nella terza, lo slancio imprenditoriale nel settore dell’ospitalità. Oggi San Pietro a Pettine è un’azienda leader nel mondo del tartufo fresco e specialità gastronomiche correlate. Se sul fronte distributivo i suoi prodotti sono presenti in diversi paesi del mondo e lavorati da numerosi chef internazionali, in Italia da una decina di anni è partito il locale e presto arriveranno anche alcune, poche, camere di riguardo.
La cucina di San Pietro a Pettine
Come dicevamo all’inizio la cosa che più colpisce è il senso di esclusiva serenità che questo locale moderno ed elegante riesce a trasmettere. Sembra quasi spuntato all’improvviso sul clivio che sale verso il Borgo di Trevi.
Il servizio è discreto, ufficiale, ma non sussiegoso, il menù tranquillizzante con un filo conduttore dichiarato: il tartufo presente dall’inizio alla fine. Tartufo che condiziona ed indirizza le scelte della cucina, infatti non manca mai l’uovo più o meno cotto, il cavolfiore, la pasta fresca, la carne e i dessert al cioccolato, tutti ingredienti con i quali il tartufo ben si abbina.
In cucina è la giovane Alice, figlia di Carlo, e la sua cucina è in perfetta linea con la cornice. Non cavalca mode, non cerca avventure improbabili, dà invece corpo e sostanza cercando di evitare le banalità e la sciattezza.
Il piatto migliore? Pensiamo all’ottimo piccione quasi confit abbinato ad un delizioso crostone al tartufo ed una croccante sfogliatina delle sue cosce.