Aprile 27, 2024
APERTURECIBO

Otto a Ponte Milvio, una trattoria contemporanea che tende al fusion

In una delle zone più giovanili di Roma, Ponte Milvio, nasce Otto; una trattoria contemporanea che strizza l’occhio al mondo fusion.

Siamo a pochi metri dallo Stadio Olimpico, precisamente a Ponte Milvio, in una di quelle zone che più viene considerata vocata ai giovani tra locali notturni, discoteche e cocktail bar.

Tra le tante insegne non mancano infatti anche proposte gastronomiche che incontrano i gusti dei giovani. Una di queste è Otto, una trattoria contemporanea che fonde passato e futuro con piatti tradizionali che mitigano in sapori fusion. Scelte a volte azzardate, ma che spesso si rivelano centrate.

Il progetto nasce grazie alla consulenza di Federico Del Moro e Matteo Lo Iacono, già impegnati nelle attività di successo di Dazio e Crunch.

Il locale

Lo stile ricorda nitidamente quello francese tra boiserie, pavimento a scacchi bianchi e neri e lampade. Vanta un piccolo dehors esterno su strada e un’ampia sala interna con circa 40 coperti, impreziosita da un vernissage in mostra.

Dall’estetica del locale si percepisce una sintonia con il mondo giovanile, infatti sulle pareti di Otto, vengono esposte le creazioni di irriverenti artisti quali E.Art, Vincent Pop Art, Delavega, Red Zone e Léon, tutte in vendita per chi voglia portare a casa propria l’atmosfera di Otto: disegni, colori e luci a neon.

In certi casi si rischia di essere distratti dai tanti giochi di luce presenti in sala, ma sono le creazioni di Matteo Lo Iacono a riportare la concentrazione.

Come già accennato, si tratta di un locale che omaggia la cucina mediterranea ma con una decisa impronta pop e cosmopolita. Da qui le rivisitazioni dei grandi classici con un’impronta fusion.

Non da meno la selezione di cocktail e la carta dei vini pensata dalla bar lady Elisa Pelagalli che conta oltre 140 etichette.

Le proposte di Otto

Osservando distrattamente il menu si potrebbe confondere come una trattoria romana moderna, ma con occhio più attento ci si accorge che le proposte fondono tipicità di diverse regioni dell’area mediterranea, con ovviamente con qualche rivisitazione di piatti locali, ma non si limita solo a questo.

Tra i diversi antipasti, per particolarità spiccano: l’amatrigyoza (un gyoza all’amatriciana al vapore e piastrati, datterini confit, pepe Sichuan, fonduta di pecorino romano e glassa di aceto balsamico), davvero golosi e uno tira l’altro, e la carbo tartare (una tartare di manzo al coltello, pepe del Madagascar, guanciale croccante, carbo crema e crostino di paneì).

Tra i primi piatti interessante la Nerano Ripiena; un’unica tagliatella di pasta fresca ripiena alla Nerano, bagna cauda all’aglio nero, fonduta di Provolone del Monaco, basilico crispy e pepe nero.

Tra i secondi da citare la melanzana al forno, bavarese di melanzane, fonduta di Parmigiano Reggiano 24 mesi, olio al basilico, datterini rossi confit, basilico greco e viola, crostini di pane. Un piatto che rende omaggio al mondo vegetale.

Per concludere al meglio, i dolci si prendono la scena con un’area a vista dedicata nella quale vengono completate le specialità dolci prima di essere servite.

Otto incontra diversi gusti, ingredienti e tipologie di clienti, ma in tutti i casi rappresenta una combo vincente.

Tra le tante insegne non mancano infatti anche proposte gastronomiche che incontrano i gusti dei giovani. Una di queste è Otto, una trattoria contemporanea che fonde passato e futuro con piatti tradizionali che mitigano in sapori fusion. Scelte a volte azzardate, ma che spesso si rivelano centrate.

Lo stile ricorda nitidamente quello francese tra boiserie, pavimento a scacchi bianchi e neri e lampade. Vanta un piccolo dehors esterno su strada e un’ampia sala interna con circa 40 coperti, impreziosita da un vernissage in mostra.

Osservando distrattamente il menu si potrebbe confondere come una trattoria romana moderna, ma con occhio più attento ci si accorge che le proposte fondono tipicità di diverse regioni dell’area mediterranea, con ovviamente con qualche rivisitazione di piatti locali, ma non si limita solo a questo.