Ottobre 14, 2024
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125 ANNI DI SAN PELLEGRINO AL 177 TOLEDO DI GIUSEPPE IANNOTTI

125 anni di San Pellegrino, un marchio che rappresenta l’Italia nel mondo, spesso sulle tavole migliori del pianeta. C’è quindi da essere orgogliosi. Per festeggiare la ricorrenza la San Pellegrino ha prodotto una bottiglia speciale e organizzato alcune cene lungo la Penisola.

Noi siamo stati invitati a Napoli, al 177 Toledo di Giuseppe Iannotti. Era la prima volta ed eravamo curiosi. La prima cosa che colpisce è il Palazzo. Ex sede del Banco di Napoli è stato convertito a Museo della Banca Intesa San Paolo con un intervento di grande qualità. Ben 10000 mq in vari piani ospitano opere e mostre, tra i quali spiccano capolavori come il martirio di Sant’Orsola di Caravaggio.
Al piano terra entrando a sinistra è il Luminist, un bar bistrot aperto dal mattino a sera dove tutto (dal dolce al salato, dal panino al croissant, dai piatti freddi a quelli caldi) è fatto rigorosamente in casa.

Saliamo all’ultimo piano dove ci accoglie un ambiente con un lungo bancone centrale per il bere miscelato, ma che è in realtà anch’esso un luogo di sfizi gastronomici (citiamo la frittatina di pasta e il panino di patanegra).

Le proposte del 177 Toledo

C’è una bella terrazza con vista sul Centro storico della città con vasi e aiuole di piante aromatiche e una sala ristorante con pochi tavoli allineati. È il ristorante gourmet a Napoli di Giuseppe Iannotti.

Un duplicato di Kresios? No! Kresios rimane il luogo del cuore e dell’eccellenza con la sua cucina indubbiamente creativa e identitaria. Qui la proposta è diversa. L’ambiente più classico, la cucina rimane più aderente al territorio, quindi a Napoli e ai suoi caposaldi gastronomici. La proposta è una rilettura delle tradizioni, ma non paragonabile per audacia e creatività al Kresios. Si rimane su un gusto complessivamente più misurato e appagante per coloro che amano a tavola ricette con poche avventure ma che comunque non siano banali

Una cucina che non ha lesinato i sapori: dalla chip iniziale che evocava la frittura di pesce al carpaccio di carne a forma di stella, dal calamaro inciso alla lunga melanzana servita intera e imbottita di parmigiana, dai bottoni al ragù al risotto ricci e scarola, dalla ricciola ai dessert finali. Una bella palestra per uno chef che dimostra di affrontare con disinvoltura sia la tavola esclusiva di pochi e raffinati coperti in cerca di emozioni, sia la tavola sempre elegante ma più concretamente attenta ad allargare l’orizzonte della sua clientela a ricercarne il consenso.