Un “coro” di lodi! potremmo così sintetizzare questo nuovo locale. Lodi che è doveroso inizino dalla cornice: il recupero di un insieme di spazi non facili da collegare in via del Duomo ha permesso di aprire al pubblico 9 suites, un bar bistrot e un ristorante fine dining.
Per qualità e standard la struttura ambisce a presentarsi come quella di maggior prestigio della bella città medievale. Francesco Perali in sala e Ronald Bukri in cucina sono i due giovani titolari ben assortiti che si erano conosciuti a L’Osticcio, un bel locale a Montalcino. Qui si sono contornati di altri giovani e con motivate ambizioni tentano di proporre una cucina e uno stile che in questa parte dell’Umbria (salvo il buon Vissani) pochi sono riusciti a mantenere.
La sala si muove agevolmente, Francesco ha larga esperienza, specie sui vini e sui piccoli produttori. La carta dei vini è agli inizi, ma inusuale con largo spazio a produttori internazionali molti poco noti ma di vaglia, con larga scelta di vini naturali.
In cucina è Ronald, con un buon bagaglio alle spalle. Origine albanese ma ormai conosce a fondo la cucina italiana. Però la sua origine gli consente a volte di aver le mani più libere e di riuscire a proporci abbinamenti originali.
La cucina di Ronald Bukri
Sfiziosi gli stuzzichini iniziali tra i quali un’elegante samosa speziata, buono il pane fatto in casa (e non è la solita pagnotta rotonda), e buoni gli antipasti: meglio il “coro” vegetale con pakchoi cavolo riccio e gel di zucchine del carciofo cotto (poco) alla brace con troppa salsa in abbinamento.
Tra i primi meglio l’ottimo spaghetto con parmigiano e pimento (peccato solo il piatto freddo che ce l’ha fatto arrivare tiepido) delle linguine con vongole. Indubbiamente coraggiose le due carni, in un territorio che di carne se ne intende, ma poi le vuole solo alla brace.
Ci ha colpito più del capocollo, la pecora marinata e cotta a lungo servita con finto lardo (calamaro) alghe e il brodo di interiora di calamaro. Un bel piatto davvero.
Ed anche il finale è convincente, merito della giovane Francesca Tommei, che oltre al pane ben si destreggia con i dessert: molto elegante è il montblanc leggero ed essenziale, perfetta la brioche sfogliata con agrumi e caramello (solo un po’ troppo appiccicosi).
Note di Lorenza Vitali
Palazzo Petrvs
L'ospitalità a Palazzo Petrus
Palazzo Petrvs è un’antica dimora nobiliare nel cuore di Orvieto, città medievale ricca di storia dall'atmosfera elegante e raffinata, in cui storia, tradizione e ospitalità "albergano" in una cornice a dir poco pazzesca.
Ospitalità di lusso dunque in un boutique hotel con 9 camere con una suite che ha la piscina in terrazza e vista sul celebre Duomo di Orvieto a due isolati di distanza. Il progetto è dell’architetto Giuliano Andrea Dell’Uva che ha mantenuto il sapore della residenza d’epoca con un twist design scegliendo pezzi iconici d'arredo e materiali per il rivestimento come la pietra porosa, il travertino locale alternato a pietra scura come rimando allo stile che si ritrova nel magnifico duomo accanto.
Oltre al ristorante Coro
Dietro a Francesco Perali e Ronald Bukri
una coppia di amici e colleghi affiatatissimi che avevano già raccolto un ottimo consenso gestendo l'Osticcio di Montalcino, c'è il nuovo capitolo professonale che li vede attori a tutto tondo dentro Palazzo Petrus
Si occupano del cocktail bar e bistrot, Gocce, per drink e cucina ma si parte con la colazione esclusiva creata dallo Chef, lo stesso del ristorante gastronomico "Coro" nonchè attore di riferimento per i corsi di cucina.