Da Etienne c’eravamo stati anni fa, quando era da poco aperto, e ci torniamo volentieri. È un locale ben curato poco distante da via Libia (Roma nord), in un quartiere dove l’offerta ristorativa ad un certo livello sicuramente langue.
Appena aperto, la cucina ci era sembrata un po’ troppo manierata ed involuta, anche se interessante in qualche passaggio. Poi molti colleghi ne hanno parlato e anche bene, eccoci quindi qui per la seconda volta.
Le novità ci sono. Di fronte al ristorante c’è una Winery dove oltre ai vini vengono serviti dei piatti semplici di cucina regionale, nel ristorante rimane il menù degustazione, ma è meno cervellotico di anni fa. La cucina sempre manierata, si dimostra più matura, il servizio latita ancora, ma in compenso spesso è lo chef a portare e a presentare i piatti.

Le proposte dello chef Stefano Intraligi
Stefano Intraligi è uno chef che ha cultura, di ingredienti tecnologie vini. I pairing sono da lui studiati e mai banali, le preparazioni dimostrano non solo creatività ma anche buona base tecnica acquisita. Manca ancora qualcosa sulla parte gustativa non sempre centrata, magari per frettolosità nella finitura dei dettagli, che richiede però anche la quotidiana dose di stimoli che vengono dalla clientela, e che forse chi opera in posizione defilata ne raccoglie meno.
Abbiamo gradito i finger iniziali, poi un curioso cocomero fritto, dei buoni Tagliolini fatti in casa con fegato di rana pescatrice, zeste di arancia e limone, affumicati al ciliegio, meglio delle Fettuccine con finta coda alla vaccinara vegana (un pò pesanti). Buona anche l’Ombrina pescata con salsa all’arancia di un buon Roast beef con hummus di edamame e spuma di prugne fermentate che dovrebbe però avere maggiore interazione tra i vari ingredienti. E si chiude, non bene, con un dessert al limone, ma è l’unica portata deludente della cena.