Luglio 19, 2025
CIBOPORZIONICREMONA

PELLEGRINI ACCANTO AL DUOMO DI ORVIETO

Poche cose sono più piacevoli di godersi il fresco della sera, dopo una giornata afosa, con il duomo di Orvieto di fronte. Siamo seduti nel dehor di questo ristorante storico (un tempo si chiamava il Giglio d’Oro, ora Pellegrini), che prende il nome dal cognome dei due fratelli gemelli, ma diversi, Francesco e Pablo. Il nome di quest’ultimo svela l’origine sudamericana (cilena) della famiglia, che però è in Italia da tempo.

Il ristorante Pellegrini all’interno occupa due piani, con la cucina al piano terra e a vista. L’arredo è semplice, vivace, il servizio premuroso, la carta dei vini sufficiente. In cucina i due fratelli, Francesco e Pablo, si alternano con impegno, e tendono giudiziosamente a fare tutto in casa. Come il pane e i grissini che arrivano al tavolo (ed entrambi sono molto buoni).

La cucina di Francesco e Pablo Pellegrini

La cucina è a dir poco generosa, le porzioni abbondanti, non solo per la quantità ma anche per la profusione di ingredienti, salse e intingoli. Nonostante la temperatura estiva la gente sembra apprezzare lo stile anche perché dobbiamo riconoscere che il gusto c’è, i piatti sono mediamente buoni e golosi. Certo noi preferiremmo un altro tipo di cucina, meno ricco, più vario, dove non ci focalizza solo sul succulento, soprattutto quando il caldo è imperante.

Un piatto all’inizio ci ha incuriosito; la caprese. Viene servita in due piatti distinti, con un pomodoro (imbottito di farcia al pomodoro) da una parte e la mozzarella dall’altra, una spuma di stracciatella e miso. Una versione indubbiamente originale, dissacrante, ideata e realizzata da uno spirito libero come può essere quello di un cileno (in questo caso due). Poi però il resto si è riallineato sulla semplicità buona ma banale di una corroborante golosità