Maggio 2, 2024
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Andrea Aprea, il nuovo ristorante, in alto come merita

A corso Venezia, proprio di fronte al parco, la Fondazione Luigi Rovati ha ristrutturato il prestigioso immobile per trasformarlo in Museo ed ha chiamato Andrea Aprea per finalizzare e condurre gli spazi ristorativi.

È bello vedere casi come questo, quando l’investimento ha il fine di valorizzare il bello ed il buono, l’arte e la convivialità. Qui, a Corso Venezia, proprio di fronte al parco, la Fondazione Luigi Rovati ha ristrutturato il prestigioso immobile per trasformarlo in Museo (con una collezione importante di reperti etruschi seconda solo al Museo nazionale di Villa Giulia a Roma) ed ha chiamato Andrea Aprea per finalizzare e condurre gli spazi ristorativi. Sono due uno più bello dell’altro. Il primo, al piano terra, è il bistrot, elegante nella sua semplicità con un bellissimo banco e una vetrata curva che si apre sul bel giardino interno. Qui il menù è disponibile lungo la giornata con piatti di varia ispirazione anche campana vista l’origine dello chef.

Gli spazi di Aprea

L’ascensore porta poi all’ultimo piano dove una sala gode del panorama da una parte e della vista della cucina dall’altra. C’è anche una private room. La cucina è un vero spettacolo per la cura dei tanti dettagli. Al centro due monoblocchi color senape fanno la loro bella figura. Andrea Aprea è il vero protagonista, dal nome del ristorante a come si muove in cucina e in sala. Ha la prestanza, la voce, e il carattere di un leader. Ha avuto coraggio: lasciare la sicurezza di un cinque stelle per un’avventura in proprio, lasciare due stelle Michelin per ricominciare la scalata. In tre mesi ne ha ripresa una, vediamo ora quanto ci mette a recuperare la seconda.

La cucina di Andrea Aprea

Ci accoglie Jessica Rocchi, ex EmergenteSala. D’altronde Emergente qui è ben rappresentato, Anche Andrea lo è stato ad inizio della sua carriera, ed anche il suo attuale souschef. Due menù si ispirano alla Campania e alla Contemporaneità, ed a noi arrivano un po’ dell’uno e dell’altro in una sequenza di alta professionalità dove dall’inizio alla fine è difficile trovare note sbagliate. Il piatto migliore? Almeno due citazioni, la prima per l’elegante peperone rosso ‘mbuttinato, la seconda per l’elegante e delicato coniglio ben contrastato dalla piccola salsiccia delle sue frattaglie. Meglio il risotto al granchio blu di quello sotto-marino un po’ troppo sapido, come la salsa delle lumachine degli spaghettoni. Buona anche la parte finale con il rinfrescante predessert al limone ed il nostalgico caffè ed anice.