A volte ritornano, ed in questo caso è un gran bene per Roma. Matteo Taccini e Luigi Senese, chef romani entrambi classe 1992, quindi giovanissimi, sono stati un po’ in giro per i posti giusti, come fanno tanto bravi loro colleghi. Sono rientrati su Roma con un progetto ben definito e idee chiare. Il risultato è UMA, da poco attivo e già molto attraente.
Siamo tra il quartiere Garbatella, che vive una seconda giovinezza, e Ostiense, che sta riscattando i suoi dismessi spazi puntando sui locali alternativi.
Il locale e lo staff
Il locale (che ha preso il posto di un progetto di ristorazione sociale) è molto gradevole, caratterizzato da una cucina di base sottostante, una di appoggio a livello, con l’assemblaggio finale a vista dentro la sala. Areazione, luci, attrezzature, impianti…. C’è un investimento solido alla base. I due co-titolari sono coadiuvati da altri due giovani colleghi Emanuele Giunta ed Edoardo De Luca, e due giovani ragazze di origine spagnola in sala, attive e sorridenti, Jennifer Barba (sommelier) e Thais Torres all’ accoglienza.
Lo chef Matteo Taccini vanta importanti esperienze come; Pollen Street Social (Londra), Tickets (Barcellona), Il Pagliaccio (Roma), Noma (Copenaghen), Enigma (Barcellona), Contamina all’Hotel Laurin (Bolzano). Luigi invece si è stabilizzato ormai da tempo a Roma, prima da Casa Coppelle e poi al ristorante Imago dell’Hotel Hassler.
La cucina di Uma
Le premesse ci sono tutte, ma come si mangia?
Eravamo curiosi e anche con aspettative alte, una volta tanto non siamo delusi, anzi! Possiamo tranquillamente dire che è stata una delle migliori cene dell’anno (e ci mettiamo dentro parecchi stellati), per la varietà delle note gustative, degli ingredienti utilizzati, delle tecniche di base, dell’uso estensivo e corretto del vegetale, dell’equilibrio complessivo ed infine del prezzo, con due menù a 50 e 70 euro (quest’ultimo di ben 10 assaggi!)
Da citare tra i vari assaggi, almeno i due antipasti del pomodoro e della patata, non solo buoni, ma appaganti per l’estro e per il gusto (fatti ambedue con il solo pomodoro o la sola patata utilizzando l’ingrediente in vari modi) e l’ottimo galletto alla brace, Ma tutto il menù sarebbe da citare, salvo la parte finale. I dessert sono per altro volenterosi, il predessert al cocomero è fresco e delizioso, ma forse è la parte della cena più debole, specie pensando al resto.